La mente e’ una scimmia?

Un detto orientale afferma: la mente è una scimmia. Un paradosso? Forse non tanto. In effetti,  condividiamo il  98,5% del DNA con gli scimpanzé, e questo è un dato che può spiegare la maggior parte delle magagne fisiche e mentali di cui soffriamo, oltre che la nostra innegabile tendenza a essere una specie piuttosto aggressiva. Se non ci piace pensare di essere così simili ai nostri simpatici cugini quadrumani, dobbiamo almeno accettare il fatto di essere identici agli umani che scorazzavano sul pianeta circa 50 mila anni fa. Infatti, i cambiamenti biologici si misurano in centinaia di generazioni: sono infinitamente lenti rispetto a quelli sociali e tecnologici. Adottando un punto di vista più aperto e meno presuntuoso, possiamo comprendere come mal di schiena, sovrappeso, obesità, problemi cardiovascolari e metabolici, così come depressione,  ansia e disturbi da stress  siano causati da ambienti e stili di vita che mal si accordano con la nostra natura che - in fondo, ma non troppo - è ancora preistorica. Se fossimo veramente razionali o, ancor meglio, ragionevoli, come pensiamo di essere, saremmo meno preda di istinti ed emozioni arcaiche: il mondo sarebbe un posto più accogliente. Che fare, dunque? Soluzioni semplici non ce ne sono. È fondamentale imparare a conoscersi, capire come funziona l'insieme corpo-mente, mettere in discussione gli abituali schemi di pensiero. Cominciare dal riequilibrio corporeo è un buon inizio, perché la biologia ci governa. A differenza del bruco, che si trasforma in farfalla a sua insaputa, se ci interessa elevarci un po', dobbiamo decisamente diventare più consapevoli di noi stessi.


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