Il genere homo cammina in posizione eretta da oltre due milioni di anni, mentre la nostra specie - sapiens - è apparsa circa centocinquantamila anni fa. Poiché nella nostra storia - sia come specie sia come individui - abbiamo imparato prima a muoverci e a camminare che a parlare e a pensare, attorno a postura e deambulazione eretta, si sono organizzate strutture anatomiche e funzioni psicofisiologiche. In effetti, le caratteristiche fisiche più evidenti degli esseri umani sono la postura verticale e la deambulazione bipede.
Tra le componenti basilari del ben-essere, dunque, ci sono verticalità e simmetria del corpo, ed è necessario che posizioni e modo di camminare rispettino e favoriscano queste due condizioni. Solo in questo caso organi interni, circolazione, equilibrio muscolo-articolare e consumi energetici funzionano in modo ottimale. Numerose ricerche, inoltre, confermano come la postura abbia uno stretto legame con la psiche e come corpo ed emozioni si condizionino in modo reciproco e costante.
Vita quotidiana e ambiente attuali sono molto differenti rispetto a quelli che hanno forgiato le nostre caratteristiche psicofisiche di homo sapiens. Così, molto più di quanto immaginiamo, abitudini ritenute normali – come, ad esempio, passare una grande quantità di tempo seduti – sono in realtà assai poco naturali, e alimentano condizioni di squilibrio che ci rendono globalmente più vulnerabili. È importante, perciò, diventare coscienti dei modi in cui atteggiamo il corpo, comprese le espressioni del viso. Questo per due validissimi motivi. Il primo è che attraverso l’uso del corpo influenziamo stato mentale ed energetico. Il secondo è che posture e mimica rappresentano la componente più rilevante della comunicazione interpersonale: quella non verbale. Acquisire una maggiore consapevolezza corporea, dunque, è un mezzo per migliorare sia la relazione con noi stessi che quella con gli altri.