Il respiro non è soltanto la nostra prima e più importante fonte di energia, costituisce un ponte tra corpo e mente. È una funzione fisiologica automatica, ma il fatto che sia modificabile con l’intervento della volontà ci consente di utilizzarlo per influenzare lo stato psicofisico. Come accade per la postura, la funzione respiratoria è alterata da numerosi fattori – posture, ritmi di vita e stress continui – che, pur essendo considerati normali, non sono per nulla naturali. Il respiro è controllato dalle aree più antiche del cervello (tronco-encefaliche), quelle responsabili anche del livello di attivazione psicorganico. Le costanti sollecitazioni – fisiche, psicologiche e ambientali – ci portano ad automatizzare una respirazione breve e veloce che diventa sia effetto sia causa dello stato di allerta. Prendendo consapevolezza del respiro e rendendolo più lento e ampio, riduciamo l’attivazione cerebrale inducendo uno stato di quiete e tranquillità.
In un mondo che diventa sempre più frenetico, caotico e conflittuale, cresce anche la necessità di trovare momenti e spazi di recupero. Molti, però, confondono il rilassamento con l’ozio e la pigrizia, e ritengono sia una perdita di tempo sottratto all’impegno. In realtà sapersi rilassare è tanto più importante quanto più conduciamo una vita attiva. La scienza dell’allenamento spiega in modo chiaro come gli atleti possano ottenere risultati di eccellenza e prolungare la loro carriera sportiva, solo se sanno dosare esercizio e recupero. È soprattutto nelle fasi di riposo che l’insieme corpo- mente assimila gli stimoli ricevuti, si disintossica e rigenera, diventando più efficiente. Questo principio è applicabile anche a lavoro, studio e a ogni altra attività. Tuttavia, il rilassamento, al contrario di quello che si crede, non è un processo spontaneo e passivo, ma richiede apprendimento e allenamento. In modo simile al respiro, ma agendo soprattutto a livello muscolare, il rilassamento riduce l’attivazione tronco-encefalica. Un importante contributo al rilassamento è fornito dalla manipolazione - che ‘scioglie’ in modo diretto i nodi muscolari - e dalle tecniche cranio-sacrali che si rivelano molto efficaci nell’esercitare un effetto di sedazione profonda sul sistema nervoso centrale e autonomo.
‘Meditare’ e ‘medicare’ hanno la stessa radice etimologica e, in effetti, entrambe le attività hanno a che fare con l‘aver cura. Nel caso della meditazione, l’aver cura va inteso soprattutto nel senso di ‘avere interesse’, di ‘essere curiosi’. Ma di che cosa ci curiamo, durante la meditazione? Che cosa ci rende interessati e curiosi? La risposta è: noi stessi. Meditando – seduti, calmi e in silenzio – prendiamo confidenza con la nostra interiorità, osserviamo immagini, emozioni e pensieri, senza giudicarli. Impariamo, cioè, a prendere una sana distanza dai contenuti della nostra mente, rendendoci conto che, molto spesso, pensieri e stati d’animo che ci angustiano, non sono verità assolute, ma soltanto costruzioni mentali, la conseguenza di timori e pre-giudizi, che dipendono da modelli appresi. La filosofia per prima e le neuroscienze in seguito, hanno chiarito un fatto che dovremmo tenere sempre presente: siamo in grado di cogliere solo una minima parte della realtà, e quello che percepiamo è comunque il risultato di un’interpretazione. Ignorando questo dato, tendiamo a identificarci troppo con pensieri ed emozioni, dando concretezza reale a semplici ‘prodotti’ della nostra psiche, che rappresentano solo una delle molte risposte che possiamo avere di fronte alle situazioni, mentre potremmo generarne di più funzionali e felici. Come dimostrano numerose e recenti ricerche scientifiche, la pratica regolare della meditazione – in particolare se abbinata a esercizi fisici, respirazione, rilassamento e dialogo – rafforza quelle aree cerebrali evolutivamente più recenti (corteccia prefrontale) che rendono più facile la gestione dell’emotività.
Nell’insieme, respirazione, rilassamento e meditazione riducono il livello d’ansia e placano le fluttuazioni della mente, aumentando capacità di concentrazione e autocontrollo. In poche parole, ci rendono “più padroni di noi stessi”. Creano, dunque, una condizione ideale per avviare e, soprattutto, mantenere qualunque cambiamento desiderato: modificare l’alimentazione, praticare dell’attività fisica, migliorare i rapporti interpersonali, lavorare e studiare con maggiore successo.